quartieri sopraelevati rispetto al terreno

La nuova architettura

Abbiamo creato il nostro mondo artificiale in sovrapposizione a quello naturale senza sufficienti legami di continuità, integrazione e rispetto.

Quando parliamo di bellezza alludiamo alla natura ma, purtroppo, nonostante molti nostri sforzi, siamo ancora lontani dal concetto di reale bellezza.

La bellezza, come l’armonia, non è mai gratuita. La vera bellezza è pura luce di essenziale soffocata dalle ombre del superfluo legato al disarmonico vivere del nostro tempo. Essa va ricercata, compresa, metabolizzata.

Il mondo che continuiamo a creare ha poco tempo da dedicare alla bellezza e le conseguenze sono davanti ai nostri occhi.


Il Quartiere Aureo

I canoni aurei non sono che lontani ricordi di un nobile passato ormai desueto.  Il nostro mondo è in continua e frenetica costruzione come le vite in esso contenute. Giungle di cemento circoscritte da colline contenenti i rifiuti del nostro vivere continuano a nascere ovunque lasciando sprazzi di verde recluso in piccole riserve di superficie.

Il grande pittore spagnolo Francisco Goya asserì due secoli fa che: “il sonno della ragione genera mostri”.

Questi mostri sono presenti lungo i percorsi fisici rappresentati dalle strade che circoscrivono le discariche di questo tempo ma anche, e soprattutto, nei nostri percorsi logici che non vorrebbero accettare l’illogicità del nostro vivere pur facendolo.

I terreni contaminati dal nostro vivere rigettano le macerie antropiche che lo hanno soffocato e avvelenato trasformandole in putridi e fangosi liquami che poi, in un modo o nell’altro, finiscono nell’acqua che beviamo e nel cibo di cui ci nutriamo.

In tutto questo le distanze non contano.

La vera bellezza dunque?

Noi di SkyLevel abbiamo cominciato a coltivare molti anni fa alcune dei suoi molteplici e mutevoli volti, quelli più propri al nostro lavoro di progettisti, inventando la "Nuova Dimensione Abitativa"


La Nuova Dimensione Abitativa

SkyLevel ha capito da subito l’importanza di partire da un nuovo stadio di progettazione dell’attuale realtà fisica alla quale sono legati tutti i consequenziali processi antropici.


Società, politica, economia, scienza, tecnologia, cultura, sono tutte branche inserite in “contenitori” identificati con le parole, villaggi, paesi, città, megalopoli…, un tempo considerati “luoghi identitari” oggi, semplicemente, anonimi spazi. Una parte della storia ci ha consegnato esempi di strutture urbane mirabili, un’altra parte, quella predominante, ci ha purtroppo lasciato il disarmonico mondo fisico che conosciamo maggiormente. In un prossimo futuro, a fine ciclo vita milioni di edifici presenti in tutto il mondo costruiti con materiali potenzialmente aggressivi per la maggior parte degli esseri viventi, alimenterà le già collassate discariche del nostro tempo.

Probabilmente le colline artificiali supereranno quelle naturali, e i veleni prodotti dal nostro vivere saranno distribuiti ad ogni individuo in maniera egualitaria. E’ questo il mondo che auspichiamo?

Se vogliamo consegnare alle generazioni future un mondo migliore di quello in cui viviamo oggi, dobbiamo costruire dalle ceneri del Vecchio Rinascimento il Nuovo Rinascimento.

Meno parole è più fatti!

SkyLevel ha rotto i rapporti con quella parte della storia che ha tolto l’uomo e la natura dalle loro rispettive centralità, denaturalizzandoli.

Per la prima volta nella storia dell’Umanità, l’uomo lascia la natura al suo posto, consentendogli di svolgere la sua fondamentale e naturale funzione sulla Madre Terra, elevando il suo vivere sopra e dentro di essa attraverso una nuova intesa uomo-natura, armonica e non invadente.


La Cellula Antropica

E’ l’inizio della colonizzazione dello spazio posto sopra di noi.

La Natura “sulla Terra”, la nostra civiltà “sopra e dentro di essa”.

La realizzazione dei pionieristici progetti della “Nuova Dimensione Abitativa” e della “Cellula Antropica” potrebbero risolvere la maggior parte dei problemi che affliggono l’umanità.

La realizzazione di nuovi quartieri residenziali e aree artigianali e industriali con i metodi costruttivi utilizzati nel progetto “Nuova Dimensione Abitativa” ridurrebbe ai minimi termini:

1) il consumo dei suoli, preventivamente bonificati, poiché portiamo la natura e il Sole sotto i nostri centri urbani;

2) il rischio antisismico, in quanto colleghiamo tutti gli edifici su matrici elastiche antisismiche;

3) il rischio idrogeologico, essendo la struttura urbana sopraelevata rispetto al terreno;

4) l’inquinamento ai vari livelli, poiché il quartiere tiene conto di tecnologie solari, è ecosostenibile e autosufficiente;

5) un maggior controllo sanitario in caso di pandemie, considerato lo schema strutturale del quartiere.

Il metodo costruttivo può addirittura essere applicato a partire da un singolo edificio.

La “Cellula Antropica” rappresenta il primo esempio al mondo di struttura urbana su “piastre” completamente sopraelevata dal terreno di circa 35 metri, progettata interamente con le sezioni auree, strutturata con nuovi matrici urbanistiche che tengono conto di impianti aurei come gli stessi edifici, completamente autosufficienti sul piano idrico e alimentare, in grado di tutelare uomini e animali da eventi climatici e sismici di particolare gravità.

Il mondo naturale è sotto di essa.

 

Siamo di fronte ad una vera rivoluzione!

Per raggiungere in tempi brevi i risultati auspicati, noi di SkyLevel abbiamo bisogno anche del vostro contributo e, pertanto, ci rivolgiamo alle Aziende Edili che vogliano investire nei nostri progetti, a tutte le Associazioni che si occupano dell’Ambiente e della salvaguardia e protezione delle specie animali che soffrono di questa nostra invasione antropica, alle politiche preposte alla salvaguardia dell’ambiente, agli studi di progettazione che vogliano collaborare con noi, alle persone non addette ai lavori che intendano accompagnarci nel nostro percorso aiutandoci nella sua divulgazione.

Leggi di più

  • La Nuova Dimensione Abitativa

    LE STRINGHE DI LUCE


    Da tempo, molti uomini si chiedono se l’umanità sia giunta o meno al punto di ultima frontiera.

    Limite entro il quale la già flebile luce superstite è offuscata da pesanti penombre proiettate sino al varco nel quale il buio inghiotte il nostro incognito futuro.

    Visione pessimistica?

    Forse no.

    Gli scienziati di tutto il mondo concordano alla quasi unanimità che intorno al 2030, quindi tra un pugno di anni, i cambiamenti climatici in essere saranno irreversibili.

    Sarà vero?

    Chi può dirlo.

    Quello che è possibile conoscere è quello che si osserva e quello che si osserva molto spesso non si vorrebbe conoscere.

    Il buon senso fa fatica a metabolizzare cose che esulano dal suo DNA.

    E poiché stiamo diventando “esperti” nella modifica dei DNA, siamo riusciti, per mezzo dell’inconsapevole presunta consapevolezza, a complicare la nostra “struttura antropica” sino al punto in cui, nel districarci nei suoi spigolosi meandri ci siamo persi.

    La via maestra o, forse, quella che dovremmo considerare più ovvia, è smarrita.

    Per millenni abbiamo percorso strade in superficie nutrendo l’animo e il fisico di tutto ciò che la terra ci offriva lungo il percorso.

    Le nostre menti erano meglio “ossigenate” al pari dei polmoni.

    Pur con le inevitabili debolezze dell’essere uomini, ed anche nell’ipotesi di nuove conquiste territoriali di un popolo rispetto all’altro, con i pochi mezzi a disposizione riuscivamo a vivere e, in alcuni casi a sopravvivere, rispettando il territorio ospitante.

    Prendevamo l’essenziale lasciando il superfluo.

    Vivevamo in armonia tra noi stessi e con il mondo esterno, nonostante le difficoltà che comportava ieri come oggi il vivere.

    Oggi avviene il contrario.

    Il concetto di gruppo umano è superato.

    La legittima ma anche troppo imperante tecnologia di massa, ci impone le sue precostituite risposte indipendentemente dalle nostre specifiche domande.

    SkyLevel non è contro il progresso tecnologico, tutt’altro.

    Quello che non condividiamo è l’assenza di conoscenza sull’utilizzo ingenuo della stessa.

    Una sorta di preparazione filosofica relativa all’interazione uomo-tecnologia.

    Di certo, la quantità di superfluo che essa produce sovrasta l’essenziale del nostro vivere armonico.

    E’ la teoria dell’usa e getta e del mordi e fuggi.

    Il superfluo genera incognite proiettate sul nostro futuro e, come avviene in matematica, un sistema caratterizzato da equazioni con un numero di incognite differente rispetto ai termini noti, non può ammettere soluzioni.

    Tutto questo è molto pericoloso.

    E sino a quando sarà possibile questo stato di cose?

    Di certo la strada “di superficie” si è interrotta alcuni decenni fa e, per continuare il nostro viaggio, siamo stati costretti a scavare un tunnel all’interno di una collina formata dalle nostre stesse discariche.

    Al suo interno l’aria è insalubre e la luce quasi assente.

    Per uscire da questo tunnel continuiamo a scavare e scavare ma, temo, nelle direzioni sbagliate e il buio della nostra ratio è sempre presente come un macigno sulle nostre teste.

    Goya asserì che “il sonno della ragione genera mostri”.

    E’ triste doverlo ammettere ma l’avida brama di potere, interessi e ricchezza, offuscando il lume della ragione ci fa compiere atti irresponsabili.

    Senza mai generalizzare, ovviamente.

    In questo modo generiamo perlopiù confusione e la confusione divora l’armonia.

    Ma l’essere umano può vivere in un ambiente reso sempre più disarmonico e alieno al suo modo di essere parte di un ambiente naturale?

    La conoscenza dovrebbe essere il primo potere usato dall’uomo ma, ahimè, è soltanto al terzo posto dopo l’economia e la politica.

    Quest’ultima è dissimile, ovviamente, dall’esempio illuminato della  Polis Ellenica.

    Tutto questo marasma ha originato la maggior parte degli agglomerati urbani, dai piccoli paesi alle piccole città, dalle grandi città alle megalopoli.

    In origine avevamo il villaggio/paese, da intendersi come aggregato umano identificativo di un “luogo” considerato quasi sacro dai suoi abitanti.

    In esso erano presenti oltre agli edifici civili, pubblici e di culto, la cultura, le tradizioni, la politica, l’economia, le regole giuridiche… insomma lo svolgersi delle attività umane che attribuivano al DNA del villaggio la struttura-guida del vivere stesso a misura d’uomo.

    Dal centro storico, con la sua piazza e gli edifici più rappresentativi, si giungeva alla periferia armonizzata rispetto al centro grazie a rapporti proporzionali tra le altezze degli edifici, e tra quest’ultimi e le strade.

    Veniva rispettata la tipologia architettonica predominante identificativa delle capacità creative, formali e funzionali di un popolo.

    Il villaggio era concepito per difendersi dalle condizioni ambientali estreme e, nel contempo, ricercava l’integrazione più armonica con il territorio.

    L’ambiente ospitante era temuto e rispettato.

    Oggi?

    Come identificare quelle entità entro le quali si svolge la nostra vita?

    Di certo, senza mai generalizzare, la maggior parte di questi nuclei urbani potremmo considerarli come “contenitori” passivi di esseri umani e altre forme di vita collocati in “spazi” anonimi privati dell’umana identità a cui si faceva prima riferimento, e divoratori dei territori naturali a loro circostanti poiché oggetto di processi d’urbanizzazione molto spesso scriteriati.

    Il loro DNA originario è compromesso dalle logiche del potere e non più dalla pura conoscenza.

    La politica e l’economia rappresentano la linfa vitale di un popolo ma per evitare che questa linfa diventi veleno, è necessario che entrambe siano supportate dalla cultura.

    Oggi questo non avviene.

    Siamo immersi in milioni, milioni e milioni di tonnellate di materiali da costruzione potenzialmente aggressivi alla salute umana.

    I cementi radioattivi, le lacche, le vernici, i bitumi, gli impregnanti, le colle, le materie plastiche e quant’altro possa essere figlio del petrolio, inquinano i nostri territori e, dunque l’acqua e gli alimenti di cui ci nutriamo.

    A causa della coltivazione intensiva dovuta alla sempre maggiore scarsità dei territori agricoli, utilizziamo pesticidi di varia natura sterilizzando così la madre terra e avvelenando le nostre stesse vite. Sotto le tante “colline” circoscriventi la maggior parte delle nostre periferie dimorano le discariche del nostro tempo.

    Si provi a pensare alla fine che faranno i milioni di edifici costruiti negli ultimi cento anni, oggetto di inevitabili demolizioni a fine ciclo vita.

    Probabilmente, al posto delle colline avremo le montagne!

    Dobbiamo ripartire da un nuovo stadio di progettazione evitando di compiere nuovamente gli errori del passato così come ancora oggi accade troppo spesso poiché le alternative sono poco efficaci ad eccezione di una.

    Pensare a una nuova dimensione dell’abitare in grado di aiutare gli uomini a essere traghettati verso modelli di sviluppo antropico sostenibili e maggiormente evoluti è ancora possibile.


    Ecco il perché dell’avvento delle stringhe portatrici di una nuova dimensione umana.


    Invertire questo senso di marcia non sarà semplice.

    Bisognerà aprire i giusti varchi della ratio anche a costo di grandi sacrifici.

    Le possibilità di errore sono ridotte drasticamente poiché, in questo stato di cose, ogni singolo errore porterebbe all’amplificazione del successivo.

    Occorre strutturare una nuova “visione” del mondo, più evoluta e meno invasiva di quella attuale.

    L’attuale DNA degli agglomerati urbani, non eterno al pari di ogni altra cosa esistente, deve essere capillarmente modificato poiché esso rappresenta il riferimento-guida delle attività vitali degli esseri viventi presenti.

    Bisogna cominciare a cambiare buona parte del mondo senza che quest’ultimo se ne accorga.

    I centri storici e la grande Architettura del passato e del presente devono essere sempre più rispettati e manutentati poiché identificano i “luoghi” della memoria di un popolo.

    Al contrario, gli edifici che identificano gli spazi amorfi, senza storia se non quella cronologica, come ad esempio la maggior parte delle nostre anonime periferie, dovrebbero essere ricostruite a loro fine ciclo vita un po’ alla volta, con criteri totalmente differenti.

    I confini degli agglomerati urbani non dovrebbero più espandersi ma, piuttosto, contrarsi aumentando persino il terreno da destinare alla natura e all’agricoltura.

    Cosa impossibile?


    No, noi ci siamo riusciti.


    Il limite è solo mentale.

    Il concetto cardine del nostro pensiero è il seguente: non dobbiamo più invadere i territori naturali circostanti poiché noi non siamo i legittimi proprietari di questa madre terra ma è piuttosto la natura che dobbiamo portare all’interno delle nostre città.

    Da questo connubio armonico può nascere un’intesa in grado, forse, di illuminare buona parte del nostro futuro più nero.

    Siamo in presenza di una rivoluzione nel campo dell’Urbanistica, dell’Architettura, dell’Ingegneria e, soprattutto, nel rapporto tra gli esseri viventi e tra essi e la loro struttura vitale.

    Ma perché identificare i nuovi nuclei urbani con la parola “stringa”. 

    La motivazione è insita nell’analogia formale e funzionale del  progetto “ Nuova Dimensione Abitativa” con la significazione semantica della parola stessa da cui derivano i vari significati che riporto di seguito in punti come da Dizionario:


    1)…termine etimologico che significa stringere, essere stringato in un discorso…;


    2)…legaccio o fascia elastica in grado appunto di “legare” vari elementi…;


    3)…termine matematico con cui si indica un insieme di elementi connessi in modo specifico come, ad esempio, una successione di elementi trattabili come un elemento unico…;


    4)…termine tecnologico con cui, ad esempio, un impianto fotovoltaico per mezzo dell’unione di pannelli collegati elettricamente in serie, ottiene la tensione desiderata…;


    5)…termine linguistico che indica la sequenza di elementi concatenati…;


    6)…termine utilizzato nella Fisica Quantistica all’interno della teoria della Stringhe, per indicare un oggetto monodimensionale infinitamente sottile, di lunghezza nell’ordine dei 10-34m, i cui differenti modi di vibrazione darebbe origine alle particelle previste dal modello Standard ( fotoni, elettroni, neutrini…)…;


    LE STRINGHE DI LUCE


    Analizziamo ora le analogie.


    1) Partiamo dal significato di “stringere”.

    Gli attuali nuclei urbani, prendendo come esempio le città, non devono più espandersi ma, piuttosto, stringersi intorno a se stesse sfruttando al meglio le proprie potenzialità.

    Devono ricostruirsi edificio dopo edificio e quartiere dopo quartiere in modo tale da creare nuclei-villaggio autosufficienti ma interagenti tra loro.

    Il fine è di avere un controllo maggiore sul piano della gestione fisica del comprensorio cittadino e, dunque, delle infrastrutture e dei trasporti, snellendo anche i controlli e le pratiche amministrative.

    In sostanza, le grandi città per poter sopravvivere dovrebbero essere suddivise in tanti nuclei urbani autonomi sul piano dell’approvvigionamento alimentare, energetico e infrastrutturale, colloquianti con la natura in essi presente e dotati di un insieme di forze centripete in grado di contrastare l’azione centrifuga e dunque espansiva delle nostre città;


    2) La rete strutturale dei nuovi nuclei urbani relativi alla Nuova Dimensione Abitativa, è interconnessa come i fili di una ragnatela e dunque “legata” in tutte le sue parti costitutive.

    Questo legame avviene per mezzo di “fasce elastiche” disposte orizzontalmente, definite appunto “Stringhe” e delle strutture verticali colleganti tre livelli sovrapposti.

    Il primo livello, situato sotto il piano campagna, è destinato ai parcheggi interrati provvisti di opportuni sistemi d’aerazione e lucernari di superficie.

    Essi sono collocati nelle parti più esterne dei nuclei urbani ed entrano soltanto in alcune zone sotterranee dei nuclei in prossimità delle aree centrali.

    Per mezzo poi dei collegamenti verticali come scale e ascensori a pistoni idraulici alimentati da pannelli fotovoltaici, è possibile raggiungere i vari livelli superiori.

    In punti specifici dei nuclei, sono interrati i serbatoi di accumulo dell’acqua meteorica opportunamente filtrata e depurata da utilizzare per tutti gli scopi idrici compreso l’approvvigionamento  idrico per uso domestico.

    Sulla parte superiore dello scavo di contenimento dei serbatoi, la costruzione di particolari solai configura le piastre di condensazione in grado di prelevare l’acqua dall’aria per poi compluviarla in appositi vasche sotterranee adiacenti ai serbatoi d’accumulo.

    In questo modo è possibile usufruire di una riserva d’acqua aggiuntiva in periodi di siccità.

    Il secondo livello è riferito al piano campagna.

    Su di esso sono collocate le altre infrastrutture ovvero le vasche della fitodepurazione al posto degli impianti fognari, i carter interrati e ispezionabili adibiti al passaggio dei tubi dell’acqua, la luce il gas…, i parchi e le aree per le attività ludiche e sportive, i collegamenti pedonali e qualche percorso stradale per il passaggio di mezzi ecologici.

    Le fondazioni sono in parte interrate, relativamente alle aree parcheggio e altre sul piano campagna.

    A partire da esse salgono le pilastrature e le strutture verticali contenenti i collegamenti ed i vani tecnici di servizio alle stringhe.

    Tutta la restante superficie, ad eccezione di sporadici edifici collegati a terra, è dedicata alla natura e buona parte di essa all’agricoltura.

    Inoltre, sono previste aree da destinare ai boschi rotativi, costituiti da alberi il cui taglio a scopo edificatorio o per combustibile a biomassa può avvenire ogni cinque-sei anni.

    In questo modo la città ha la possibilità di costruire se stessa a partire dalle proprie fondamenta.

    E’ possibile coltivare i frutti della terra a km 0.

    E gli edifici?

    Gli edifici civili, commerciali e artigianali…?

    In realtà ci sono ma non sul piano campagna bensì sugli estradossi delle Stringhe.

    Sul terzo livello come indicato prima, sono presenti gli edifici civili, pubblici, gli uffici e i negozi.

    Tutti questi edifici sono concepiti nel rispetto delle regole della bioedilizia così come dei rapporti armonici, e presentano tipologie differenti del tipo a schiera, in linea, a ballatoio e a corte.

    Le stringhe, paragonabili a piani rettangolari di notevole lunghezza, presentano una larghezza di alcune decine di metri.

    Sono sostenute da strutture verticali antisismiche, concepite con un sistema costruttivo antisismico brevettato integrato con oscillatori posizionati alla base di ogni pilastro.

    In caso di terremoto tutti gli edifici soprastanti le Stringhe, già predisposti a ricevere azioni sismiche di una certa entità, sarebbero completamente tutelati a differenza di oggi, dove ad esserlo sono i pochi predisposti a rispondere a tali eventi.

    Gli edifici sono collocati sull’estremità destra e sinistra delle fasce mentre sulla parte centrale delle stesse ci sono i ballatoi di accesso agli edifici, sul cui percorso sono inseriti i lucernari in grado di illuminare una parte del piano campagna sottostante le stringhe.

    Le stringhe sono intercomunicanti e “legate” tra loro al fine di consentire il collegamento tra le aree del nucleo urbano e, quindi, tra  i differenti edifici come in una vera città.

    Anzi molto meglio di una città convenzionale poiché i collegamenti sono riferibili non più a un solo livello ma addirittura due livelli a partire dal piano campagna.

    Siamo in presenza di una rivoluzione epocale.

    Escludendo il livello interrato da destinare ai parcheggi, la città è su due livelli.

    Il primo dedicato alla natura, il secondo all’uomo che può osservare in punta di piedi lo svolgersi della vita al di sotto.

    Ma non è tutto.

    L’impianto urbanistico del nucleo rispecchia quello dei centri storici del passato che hanno fatto la storia.

    Un esempio è la Città di Pienza di Bernardo Rossellino.

    Un nucleo urbano a misura d’uomo, dunque, dove le strade interne sembrano i corridoi di un’abitazione.

    La piazza, è collocata in area centrale ed è circoscritta da edifici amministrativi, scolastici, commerciali, di culto… tutto però, situato a una quota aerea con distanza dal piano campagna di circa sette metri.

    La piazza stessa è la copertura di un grande edificio polivalente.

    Esso è collocato a terra come alcuni edifici circostanti che avrebbero potuto essere stati collocati sulle Stringhe, ma credo che ogni cambiamento debba essere compiuto in modo graduale per non generare uno stato di alienazione, per quanto positiva, nelle persone.

    Nell’intorno e al di sotto della piazza centrale, è collocato il mercato, similmente a quanto esisteva nella Polis Greca con l’Agorà.

    Sulle coperture degli edifici sono situati in sequenza i tetti giardino e gli impianti a pannelli solari e fotovoltaici senza escludere, però, quelli geotermici.

    Una domanda che sovente verrebbe da porsi è… cosa fare per le zone d’ombra generate dalle Stringhe sul piano campagna?

    Come può esserci natura dove regna l’ombra?

    Ebbene, a queste legittime domande possiamo dare una risposta.

    Al di sotto degli intradossi delle Stringhe sono alloggiati “controsoffitti solari”, definiti così poiché concepiti per convogliare la luce solare soprastante le Stringhe al di sotto delle stesse.

    In questo modo, è possibile avere l’energia sufficiente per la coltivazione o per qualsiasi altro scopo.

    Impianti a LED, alimentati da pannellini fotovoltaici inseriti nel controsoffitto, hanno la funzione di modificare la frequenza della luce naturale in funzione dello specifico tipo di coltivazione e sistemi di ugelli posizionati sull’intradosso delle stringhe, nebulizzando l’aria con particelle d’acqua la ionizzano attribuendogli il giusto tasso di umidità.

    A partire da “domani”, non saremo più noi ad andare verso la campagna ma sarà la campagna a venire verso noi.

    Lasceremo gli alberi collegati con le loro radici nella madre terra senza doverli forzare a coabitare con gli uomini sui poggioli con i rischi annessi e connessi.

    Al calare dell’intensità della luce solare, un sistema di sensori integrati azionano i pannelli al Led alimentati dagli impianti fotovoltaici.

    Sul piano campagna i pilastri fungono anche da lampioni poiché sulla loro superficie esterna sono presenti carter trasparenti contenenti neon al Led.

    In tal modo, il nucleo urbano di nuova generazione può essere illuminato in qualsiasi ora del giorno.

    Ecco il perché dell’avvento delle “Stringhe di luce”.

    Sui piani-Stringhe, gli elementi di arredo urbano sono stati concepiti con duplice funzione.

    Le panchine non fungono soltanto da stazioni di riposo degli abitanti ma sono anche alimentatori energetici poiché dotati di coperture fotovoltaiche integrate con la struttura portante delle panchine.

    I lampioni fotovoltaici hanno in sommità captatori di luce solare facenti parte di tunnel solari i cui collettori di trasporto della luce passano attraverso i fusti dei lampioni giungendo sino all’intradosso delle stringhe.


    Siamo in presenza di un Nuovo Mondo.


    3) Anche la matematica ci viene in aiuto poiché le Stringhe essendo interconnesse tra loro e con i piani inferiori, consentono al potenziale abitante di viaggiare seguendo differenti vie vettoriali sia orizzontalmente per via aerea o sul piano campagna, sia verticalmente poiché è possibile passare dai piani interrati sulle Stringhe sino ai tetti giardino.

    Il singolo edificio può essere raggiunto su vari livelli e l’entrata allo stesso può avvenire anche dalla copertura.

    Aumentando le superfici fruizionali aumentano consequenzialmente le combinazioni matematiche scalari e vettoriali degli spostamenti in essere.

    In tal modo si armonizzano e facilitano enormemente i sistemi trasporto e interazione tra i vari luoghi del nucleo urbano.


    4) Al pari degli edifici che nella fattispecie possono essere allineati in linea, a schiera, a ballatoio , in sequenza di corti o anche di singoli lotti per edifici mono-bi-tri o quadrifamiliari, anche le coperture consentono l’alloggio di impianti tecnologici connessi in successione ordinata.

    I pannelli solari, fotovoltaici ed anche i giardini pensili seguono il DNA concettuale delle Stringhe.

    Non solo gli elementi tecnologici, ma tutto il resto dell’impianto urbanistico è concepito in modo tale da ordinare in sequenza ogni cosa secondo criteri mai assolutistici ma modificabili in relazione ai contesti in cui si trovano.

    In sostanza, la nuova dimensione abitativa è costituita da successioni di frammenti ordinati in elementi costituenti un organismo unico.

    A tal proposito, cogliamo l’occasione per puntualizzare una cosa rilevante.

    Indipendentemente dalla progettazione di un intero nucleo urbano per mezzo delle Stringhe, anche la potenziale singola abitazione da costruire all’interno di una città di ormai, suppongo, vecchia concezione, può seguire lo stesso criterio costruttivo “alzandosi” da terra, previa bonifica del terreno sottostante da riportare alla sua antica funzione.

    Anche in questo caso la “luce” potrà filtrare al fine di portare “alla luce” nuova vita.

    Il frammento è solo un seme, ma questo, insieme a tanti altri frammenti, può costituire la grande unità di cui tutti noi abbiamo bisogno.


    5) La parola Stringa, linguisticamente indica una successione di elementi concatenati.

    Per tale motivo, anche i nuovi nuclei urbani rappresentati dalle Stringhe strutturali dovrebbero, a rigor di logica e di merito, entrare nel Codice semiologico dell’Urbanistica, poiché rappresentano l’inizio di una nuova epoca.


    6) Riguardo l’ultimo punto, l’analogia è concettuale.

    La Fisica Quantistica, rappresenta da tempo il nuovo orizzonte della Fisica classica.

    Ciò che per la seconda è tesi poiché ovvio in quanto inserito in un contesto macroscopico, per la prima è soltanto teorizzato all’interno di un mondo infinitesimamente piccolo.

    Eppure, le teorie della Fisica Quantistica trovano applicazioni nel mondo reale, quello macroscopico.

    Le Stringhe da noi intese, saranno senza dubbio il nuovo mondo che si affaccia al nostro presente.

    Cambiano i concetti del costruire.

    Il telaio metallico antisismico brevettato che caratterizza gli edifici è stato concepito in modo totalmente diverso da qualsiasi altra struttura antisismica.

    Le pilastrate delle Stringhe tengono conto di un sistema corroborante tra gli oscillatori classici e il sistema antisismico ibrido indicato sopra.

    Le Stringhe sono fasce elastiche antisismiche in grado di sostenere interi edifici per cui in caso di azione inerziale non sarebbe uno o pochi edifici a salvarsi come avviene oggi ma piuttosto tutti gli edifici presenti sulle stesse.

    Questa struttura morfologico-funzionale esula dal concetto di aggregato urbano contemporaneo.

    Sotto le Stringhe portiamo il Sole e, dunque, la vita nelle sue varie forme.

    Possiamo approvvigionarci buona parte del cibo a km 0 riducendo enormemente la quantità di agenti inquinanti.

    Generiamo i “polmoni verdi” di cui abbiamo tutti bisogno abbattendo enormemente le disastrose polveri sottili. 

    L’impatto al suolo è centellinato e ha solo l’essenziale.

    Ci sarebbe spazio per gli animali, tutelando maggiormente quelli in via d’estinzione.

    I sistemi infrastrutturali oltre a non essere invasivi e inquinanti nei confronti dell’ambiente, sono concepiti per produrre autosufficienza all’intero impianto urbano.

    Il traffico veicolare è al di fuori del nucleo e segue poche vie vettoriali interrate.

    Se questa non è una rivoluzione ci chiediamo quella vera qual’è.

    L’analogia concettuale con le Stringhe considerate in Fisica Quantistica è ovvia.

    Quelle considerate in Fisica, con i loro differenti modi di vibrare darebbero origine alle particelle di cui noi stessi siamo composti.

    Le Stringhe di luce, per mezzo delle loro sempre differenti combinazioni spaziali, punti di vista e di riferimento, sarebbero in grado di organizzare la vita in esse presente aumentandone le possibilità combinatorie e, credo, di relazioni umane.

    Non dobbiamo mai dimenticarci che la perdita fisica e concettuale del gruppo sociale finirebbe, inevitabilmente, di far perdere noi stessi, come già accade in buona parte del nostro vivere.

    Siamo certi che la nuova dimensione abitativa farà vibrare armonicamente e con forza la nuova architettura generando elementi di vita nuovi.

    L’architettura dei prossimi anni sarà destinata a convivere con un clima sempre più avverso al nostro modo di vivere.

    Essa dovrà essere di difesa ma anche di integrazione con quello che la Terra potrà offrire oggi a noi e domani alle generazioni future.

    Non si può ricercare l’armonia in se stessi all’interno di un mondo disarmonico.


    L’augurio di SkyLevel è quello di gettare le basi per la costruzione cronologica di parti di mondo in grado di armonizzarsi con l’ambiente  ospitante seguendo le regole dell’ingegno e del buon senso.

    In questo modo, forse, ci saranno più possibilità per meglio comprendere il nostro piccolo ruolo all’interno di un più vasto mondo che come può dare…  può anche togliere.

Share by: